Ravioli di verdure al dente con brodo di granchio e alghe

Locanda Mongreno
Cuisinier: Pierre Bussetti
Pays: Italie
Localité: 10132 Torino
Adresse: Mongreno, 50
(+39) 029362209

Nella cucina sperimentale di Pierre Bussetti, un piatto brillantissimo sotto molti punti di vista, per delicatezza, innovazione gustativa armonica e cromatismo, sono i ravioli, freschi, arricchiti con uovo, al dente, ripieni con una brunoise di verdure (zucchina, carota, rapa, ecc.), ancora più tersa della pasta, per metterne in risalto la verità sapida e tattile, e con ciò fuggire dai ripieni mediocri e fallaci, il tutto nuotando in un oceanico e immacolato brodo di grancevola e alghe, molto traslucido e nitido, profumato con ingegno e sottigliezza con due tocchi citrici che vanno da favola al mare e al frutto di mare: lime e mandarino. Indubbiamente, una testimonianza d’arte d’avanguardia, che fa tesoro di ingegno ed equilibrio, naturalezza e semplicità.



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Spaghetti all’uovo, aglio, olio e peperoncino

Cracco
Cuisinier: Carlo Cracco
Pays: Italie
Localité: 21123 Milán
Adresse: Victor Hugo, 4
(+39) 02876774

Carlo Cracco ha una bella testa, che gli permette di diffondere un messaggio ben strutturato. Dei due stili che convivono nella sua opera ci affascina soprattutto uno, quello minimalista, che armonizza forti contrasti gustativi. Abbiamo molti esempi in cui riduce contenuti infiniti a semplici titoli. Genialità come il risotto, perfetto per qualità e preparazione, con tre tocchi magici: olio di alici, limone e cacao; non è possibile esprimere di più con meno puntualizzazioni. Questo stesso concetto lo ha portato a diversi temi e ha raggiunto lo zenit con il primo dei principali stendardi gastronomici italiani: la pasta. Ha saputo superare la dicotomia tra pasta senza uovo e pasta all’uovo. E l’ha fatto negando la maggiore, sopprimendo la farina. La creazione, perché questa è una creazione meritevole del maggiore onore culinario, consiste nel fare dell’uovo, incluso meglio, della sua essenza, il tuorlo, la più prelibata delle paste. Dopo può avere le più diverse forme: penne, spaghetti... noi abbiamo scelto questi ultimi. Offrono rivoluzionarie qualità. Innanzitutto attira poderosamente l’attenzione il suo colore, zafferanato, quello proprio del tuorlo d’uovo di una gallina allevata in libertà e con mais. Quindi la testura, consistente e allo stesso tempo mantecata, ricorda quella di certe uova di pesce sotto sale, come quelle di molva. Il sapore supera l’arricchimento per giungere alla prelibatezza immacolata. E poi ci sono gli esaltatori della purezza di questo tuorlo con inconfondibile aspetto di spaghetti e consistenza di uovo: l’olio e il peperoncino rosso, con cui vengono saltati, e l’aglio, che si affumica e si diluisce con latte, convertito in crema.



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Insalata tiepida di cuori di verdura con astice, crema di lattuga e sugo iodato

Martín Berasategui
Cuisinier: Martín Berasategui
Pays: Espagna
Localité: 20160 Lasarte-Oria (Guipúzcoa)
Adresse: Loidi, 4.
(+34) 943366471

Lo ha consacrato il tempo con un successo che non si può definire altrimenti che grandioso.

È eccezionale per prodotto, per pulizia gustativa, per leggerezza, per trattamento tecnico, per cromatismo... e, soprattutto, perché offre un modo diverso di vedere le insalate. Berasategui, da buon perfezionista che è, più che creare reinventa ogni giorno la propria cucina. E così, poco a poco, è andato variando questa articolazione che in questo momento dispone l’integralità come se fosse un mosaico piatto e di forma quadrata. Dà l’impressione di essersi ispirato al Gargouillou di Michel Bras, tuttavia quest’insalata non ha niente a che vedere con la formula dello chef di Laguiole. Si compone di alcuni ingredienti molto radicati nella nostra cultura, che veste con forme originali: cuori di pomodori, crema di lattuga, cipollina tagliata a lamine finissime, fave e asparagi saltati, cuori di cavolfiore e broccolo, ... e anche di altri più recenti, come avocado a forma di riccioli e mandorle fresche, ... oppure medaglioni di astice per realizzare una così universale insalata, sugo iodato di molluschi con l’appetitosa presenza di vongole, cuori di mare, murici, ecc., che termina di rubricare con un infuso gelatinizzato di pomodoro.



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Pasta in bianco all´olio e parmigiano

Dolce Stil Novo
Cuisinier: Alfredo Russo
Pays: Italie
Localité: 10073 Ciriè (Turín)
Adresse: Via San Pietro, 71
(+39) 0119211110

Alfredo Russo sviluppa una culinaria d’autore, evidentemente moderna, ma nel contempo ispirata al ricettario, a ingredienti e sapori storici. Questa simbiosi di cultura e immaginazione che caratterizza la sua opera viene riflessa in questa creazione, che ha una certa genialità e molta perfezione. Dietro al nome si nasconde la sorpresa: uno spettacolare millefoglie realizzato con una moltitudine di finissime lamine traslucide di pasta arricchite con tuorli d’uovo, che si alternano con piccoli strati di crema cotta di formaggio; costruzione rettangolare, che prende la forma di lasagna, avvolta in un’aerea spuma avorio di parmigiano-reggiano in cui appaiono incrostati piccoli pezzi croccanti di pistacchio e parmigiano. Il tutto profumato e lubrificato con olio vergine d’oliva. Che ricchezza di strutture e di consistenze! Che raffinatezza nel palato! Che modo originale di esporre i rinforzi più elementari e tipici della pasta! Che lasagna pura, accademica, elaborata! Ha molteplici letture e una sola verità: entusiasma per la virtuosità di armonizzare il facile con il difficile.



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Sorello con tapioca, fiori d’aglio e succo di cocomero e pomodoro

Fagollaga
Cuisinier: Isaac Salaberria
Pays: Espagna
Localité: 20120 Hernani (Guipúzcoa)
Adresse: Ctra. de Goizueta
(+34) 943550031

È uno di quei piatti eccezionali, che è riuscito a incantare anche il pubblico più atavico, quello che questiona tutto ciò che non sia la tradizionale ricetta di un arrosto alla piastra e con rifritto. Affascina, e ciò non è assolutamente facile, per diversi motivi. Primo, perché il pesce offre una sensazione di semicrudo che deriva dalla preparazione a bassa temperatura, tecnica che Isaac Salaberria prodiga. In concreto s’immerge il filetto in olio d’oliva, in cui rimane a 40 °C durante 5 minuti. Trascorso questo tempo, si toglie dal fuoco e si tiene nello strutto durante 1 ora. Il risultato è un’ode alla natura, sia a livello gustativo che tattile, in cui la tecnica converte in vivanda ciò che sino ad ora non lo era. Non abbiamo mai visto un trattamento tanto audace e preciso di questo pesce.

Il talento si manifesta in altri due particolari: il contorno e la salsa che, come avviene per la pancetta, viene servita a parte, in un bicchierino, che si deve mischiare a piccoli sorsetti con il sorello. Salsa audace, che sciocca, in modo elettrizzante e appetitoso, con l’ingrediente principale. Si tratta di succo di cocomero a cui s’incorporano due pezzi di pomodoro tritato e delle gocce magiche di aceto di Modena. Ha molta sostanza e rompe radicalmente con il pesce, introducendo un criterio fruttato e rinfrescante, oltre che leggero. Il contorno, la tapioca, cotta in un brodo di gallina che successivamente s’impregna di olio all’aglio, fiori d’aglio e cipollina è già più tradizionale, poiché anche se si sono cambiate le forme, mantiene in qualche modo la memoria storica, un qualcosa di caratteristico nell’operato di uno chef così illuminato.



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Baccalà alla brace di legno di quercia

Etxebarri
Cuisinier: Víctor Arguinzoniz
Pays: Espagna
Localité: 48291 Axpe-Marzana (Atxondo, Vizcaya)
Adresse: Plaza San Juan, 1
(+34) 946583042

Storicamente nella cucina basca il baccalà è stato sempre preparato in salsa (al pil pil, alla biscaglina, alla Club Ranero, in salsa verde, ecc.) o in altri modi (in tortilla, per arricchire la zuppa di pane ed aglio nella zurrukutuna, come ripieno per i peperoni, fritto con peperoni verdi, ecc.), ma curiosamente mai alla griglia, pur essendo un companatico di casa in sidrerie e txakolies. In questi ultimi anni questa modalità si è finalmente affermata fra i migliori arrosti baschi; e questo per diversi motivi: in primo luogo perché una tale lacuna non aveva ragion d’essere, e poi perché non ci sono molti pesci migliori del baccalà, e meno ancora sono quelli che possono offrire la sua permanente garanzia di mercato.

Chi meglio ha saputo interpretare questo piatto non poteva essere altri che l’artefice della rivoluzione galattica della griglia: Víctor Arguinzoniz. Com’è abituale in lui, lavora solo con materia prima di eccellente qualità, che elabora poi con particolare destrezza. Utilizza esemplari enormi, di più di 10 chili. Ogni singolo pezzo viene dapprima ammorbidito con un giro d’olio d’oliva. Il filetto si colloca con la pelle verso il basso su una pesciera piatta, che si posa quindi sulla griglia, anch’essa piatta, a circa 10 centimetri dalle braci. Queste saranno di legno di quercia e già abbastanza bruciate, affinché non aggrediscano il pesce e questo possa cuocersi lentamente. Si lascia sul lato della pelle per 8 minuti; il baccalà sgocciolerà allora succhi interni ed olio, che ravviveranno la fiamma e faranno impregnare leggermente di fumo il pesce. Passati gli 8 minuti si girano i filetti e si lasciano a cuocere, alla stessa distanza dalle braci, per 2 minuti. Dopodiché si ritirano, si mettono in piatto con la pelle in basso per poi decorare tutto attorno con una pennellata circolare di pil pil.

È impossibile ottenere un pesce più bianco, dai toni più iridescenti; al contatto con forchetta e coltello il filetto si scinde in lamine intere, esultanti di sugosità, di sapore pulito, sopraffino, da baccalà fresco salato e con fragranze rustiche a potenziare il fascinoso risultato finale.



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Vesuvio di rigatoni

Don Alfonso 1890
Cuisinier: Alfonso y Ernesto Iaccarino
Pays: Italie
Localité: 80064 Sant’Agata sui due Golfi (Nápoles)
Adresse: Corso Sant’Agata,11
(+39) 0818780026

Questo piatto della famiglia Iaccarino, uno dei massimi stendardi di un ristorante così leggendario, è perfettamente imparentato con i prodotti ed i gusti italiani. È una ricreazione del ricettario storico che conserva tutte le essenze del passato adattate ai valori attuali. Persino l’estetica, accademica (non lascia di essere un timballo), è ispirata al paesaggio della Campania, al carismatico Vesuvio. La pasta, cotta con una tecnica magistrale, mantiene la propria identità sapida e tattile, ma cotta al punto giusto e saggiamente impregnata dei condimenti, tra cui il sugo di pomodoro, un ragù eccezionale, succulento, a cui danno un’immensa vita un’infinità di ingredienti. Alla sua magica squisitezza contribuiscono anche altri elementi tipici: salsa di mozzarella e basilico, foglie di basilico e polpette di carne di maiale all’interno del timballo. Una successione armonica ed eccelsa di sapori familiari, che fanno parte dell’universo della pasta, consacrati a livello mondiale. Sarà difficile, quasi impossibile, esprimere con tanta vitalità il tradizionale patrimonio culturale popolare.



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Pancetta con latte di mandorle

Fagollaga
Cuisinier: Isaac Salaberria
Pays: Espagna
Localité: 20120 Hernani (Guipúzcoa)
Adresse: Ctra. de Goizueta
(+34) 943550031

Non avevamo ancora premiato questo grande piatto di Isaac Salaberria e lo facciamo adesso perché rettificare è da saggi. La ragione di questo riconoscimento obbligato è che già da tempo accaparra i maggiori elogi degli specialisti ed è il piatto più richiesto dalla clientela del ristorante.

La panceta iberica con un bicchierino di latte di mandorle è una testimonianza evidente, tassativa, dello stile di questo giovane e chiaroveggente chef che, come abbiamo sempre detto, è uno dei tre o quattro che lo ha più sviluppato nel panorama spagnolo. Supera tutte le articolazioni create sino al momento per quanto concerne l’essenzialità: un ingrediente principale e due salse. Corrisponde appieno all’impiego di brodi, consommé, infusi, ecc. che definisce tutta l’opera dell’artista. S’impiega la tecnica della cottura a bassa temperatura, come in molte altre ricette: le cappesante su un infuso di funghi di stagione e crema di olio d’oliva, il sorello con succo di cocomero e pomodoro e contorno di tapioca ornata con fiori d’aglio, il baccalà candito con orecchia di maiale e riso, ecc. In questo caso, i pezzi di pancetta iberica, di circa tre chili, s’immergono in un brodo ristretto di verdure (cipolla, carota, aglio, peperone e sale), che si mantiene a una temperatura stabile di 80 gradi durante 9 ore. Nel momento dell’ordinazione, si taglia e si marca alla piastra. Un piatto così prelibato, soprattutto fondente, con alcune parti carnose, conseguenza del magro, appare coperto da un’essenza di maiale profumata con olio di eucalipto e a parte, in uno spazio differente, si dispone un magico bicchierino di latte di mandorle, che si deve bere a piccoli sorsi, da intercalare con il grasso del maiale.



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Ostriche all’uva

Akelarre
Cuisinier: Pedro Subijana
Pays: Espagna
Localité: 20008 San Sebastián (Guipúzcoa)
Adresse: B. Igueldo. Paseo Padre Orcolaga, 56
(+34) 943311209

Pedro Subijana ha avuto dal 2000 un periodo di dolce ispirazione che ha permesso una serie di Piatti dell’Anno: uova con caviale su purè di cavolfiore e burro alla cipollina, agnello arrosto disossato servito con una nuvola di patate e insalata gelatinosa al dente, calamaretti marinati con minestra di cipolla al parmigiano e riso venere con seppia e acetose.

Questa ansia di superamento ha come ultima testimonianza le ostriche all’uva, una trilogia fantastica che offre visioni galattiche costruite con i frutti di mare e la frutta. Nello stesso piatto appare un’ostrica su una granita acidulata di vino bianco a forma di medaglione, un’altra in insalata assieme a un frutto diviso a metà, sbucciato e senza semi, e una terza galleggiando su una minestra calda di mosto. Il che suppone un gioco di spazi e di temperature. Si articola bellamente in tre punti che fanno immaginare un triangolo equilatero. E viene offerta in tre sensazioni: gelata, a temperatura ambiente e calda, che contribuiscono a dimostrare come le ostriche accettano le diverse temperature. E questi contorni o salse (poiché si possono definire in entrambi i modi) appaiono sempre integrati con il frutto di mare, formando un dualismo di ingredienti principali, che offrono una complessità gustativa e tattile impattante. Strutture molto diverse e sapori variopinti all’interno di una stessa identità, che propone sfumature agrodolci estremamente piacevoli tanto da godere come difficili da comprendere, in quanto esaltano sensazioni sconosciute e difficilmente accettabili che richiedono una grande apertura mentale del commensale e un palato in grado di valutare sapori totalmente sconosciuti.



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Estratto di lepre con melassa di melone, cipolline dolci e cristalli d’aglio

Las Rejas
Cuisinier: Manolo de la Osa
Pays: Espagna
Localité: 16660 Las Pedroñeras
Adresse: Borreros, 49
(+34) 967161089

È probabile che la genialità e la perfezione che ha mostrato Manolo de la Osa nel 2004 non siano trattate con giustizia in questa sezione. Senza che ci sia un piatto che spicchi in modo notevole sugli altri, ce ne sono cinque o sei che meritano un eccellente alto. I cuori di mare e le uova di trota con crema di cavolfiore rinforzata con ricci di mare e impregnata di aroma di anice, ci offre una salsa 10 in mezzo ad un mare di sensazioni. Il formaggio caprino con minestra di pomodoro verde al basilico, menta e timo è in grado di stabilire un gioco di mani con il brodo più liquido, rinfrescante e aromatico che si possa immaginare. Il gamberetto crudo con stupefacente emulsione di miele e olio d’oliva, mantecato della Mancia e sorbetto di timo, rosmarino e maggiorana supera la complessità apprezzabile dall’essere umano, per gastronomo che sia. La Torta della Serena con piccoli porri all’anice, caviale, ananas e asparagi germinati offre al palato un arcobaleno assolutamente squisito. Il muso di maiale iberico con liquirizia e polvere di santoreggia è un’altra testimonianza che colloca lo chef mancego al vertice aromatico mondiale. E così potremmo continuare, e continuare, e continuare, senza dimenticare l’estratto di lepre con confettura di melone e cipolla schizzata di fave di cacao e pepe, il primo tra i primi.

Sissignore, è un estratto, o meglio, un’essenza di lepre, con un sapore totalmente nitido di selvaggina, selvatico come l’animale. Con odori di erbe del campo, odori rustici anche di sarmenti e fumo, che prende la consistenza di un caglio. È un paté del XXI secolo o, ciò che è lo stesso anche se con differente forma, un sorso pieno di lepre con la consistenza di una cagliata cremosa, che si abbellisce con fave di cacao, dadi di melone, pinoli, cristalli d’aglio, melassa di melone, ecc. Un’orgia inenarrabile di sfumature in magica contrapposizione di caratteri.



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