Veramente Santa Teresa riesce a stare sempre, in tutto ciò che fa, al massimo livello. La cotognata, i tuorli d’uovo, la maionese,... anche la besciamella e il sugo di pomodoro al basilico confermano il carattere generale, l’impegno con l’eccellenza.
Il sugo di pomodoro sia per colore e consistenza, che per densità e coesione merita il qualificativo di perfetto. Il sapore non può essere più netto, più tipico e così riuscito. Il pomodoro, il pomodoro maturo, si manifesta in tutta la sua purezza, soave e delicato, con un’apprezzabile percentuale di cipolla sudata, che configura una presenza armonica di acidità e dolcezza, con prevalenza della prima in coerenza con l’ingrediente principale e con le sue caratteristiche.

Questo artigianale e prestigiosissimo caseificio si rifornisce da 14 allevamenti ubicati nello stesso municipio. In totale, ogni anno trasforma circa 3.200.000 litri di latte, proveniente da 780 mucche, dal quale ottiene più o meno 223.000 chili di parmigiano-reggiano. Il 95% di questa produzione supera i 24 mesi di stagionatura, che può giungere sino ai 42 mesi.
La sua struttura mischia una certa tenerezza, dentro la consistenza e la granulosità tipiche del parmigiano-reggiano, mostrando le scaglie, la cristallinità che deriva dal suo prolungato riposo. Aroma fragrante, delicato e sostanzioso. Sapore latteo molto intenso, puro, raffinato e, nel contempo, concentrato, che cresce, si sviluppa e perdura, veramente sostanzioso. Mostra sempre una leggera astringenza, una fine e costante acidità. Materia prima nobile e perfettamente trattata.
Si commercializza in diversi formati, pesi e stagionature.

Unici. Basti dire che sono quelli che usa Massimiliano Alajmo a “Le Calandre”: il massimo specialista mondiale di questo formato di pasta, l’artefice di piatti rinomatissimi come – per fare solo un esempio – gli spaghetti al fegato di seppia, olio e peperoncino. Posseggono due grandissime virtù: la prima è la testura, molto al dente, consistente, che chiede di essere masticata, si palpa, si sente. È praticamente impossibile scuocerli, a meno di sesquipedali distrazioni del cuoco. La seconda sta nel gusto: un sapore nobilissimo di cereale, con accenni dolci oltremodo gradevoli, che ne arricchiscono l’identità. Quest’ultima ne esce intatta, immacolata, sempreché non vengano poi imbrattati con una qualche salsa all’antica usanza. In questi spaghetti, quindi, la pasta raggiunge il suo massimo splendore per sapore e consistenza.

Lumache gigantesche, grassissime, offerte senza guscio, belle pulite. Di testura riuscitissima, sono turgide, masticabili, pulite. Conservano abbastanza il loro sapore, potenziato dal liquido di accompagnamento, molto aromatico, in cui percepiamo il contributo del prezzemolo, dell’aglio, del pepe nero, della noce moscata, dell’alloro e della carota, fra gli altri. Pronte da mangiare dopo averle scaldate, ed anche da arricchire con qualche aggiunta a piacere.