Taverna situata accanto al Naviglio Grande, in un luogo alla moda e scapigliato, aperto a tutti. In realtà è un gastrobar o un bistrot dall’aspetto rustico e con piatti di ogni tipo, alcuni evolutivi, altri indubbiamente creativi e qualcuno persino tecno, realizzati da Matías Perdomo, in cui sono ben evidenti le influenze del suo passaggio per Martín Berasategui e il Celler de Can Roca. Con la stessa facilità vi si può mangiare un assortimento degli affettati tradizionali italiani (salame, coppa di maiale selvatico, prosciutto di Parma stagionato 24 mesi e terminare il banchetto con una mostarda di miele e pera), o degli eccellenti spaghetti di Benedetto Cavalieri, i migliori come qualità intrinseca, con un semplice e geniale sugo di pomodoro, o il calamaro al forno, cotto a fuoco lento e leggermente affumicato con stimmi di zafferano. E nel prezzo avviene lo stesso, c’è chi ordina un solo piatto e chi passa 2 ore e mezza assaporando sei creazioni. Perciò ha un successo strepitoso.
Degno dei più grandi elogi il cosiddetto sashimi di manzo, in realtà un carpaccio di vacca vecchia spagnola tagliato a fettine di circa 2 millimetri di spessore, il che si ripercuote nella carnosità e nel sapore, oltre che nell’eccellenza del prodotto perché non si congela, impiattato, come se non bastasse, con fettine di foie gras, salsa bearnese, purè di prugne e sesamo nero, per esaltarne al massimo la succulenza. I morbidi gnocchi di patate alla brace, combinano una consistenza delicatissima con un aroma rustico, accompagnati da zucchine alla piastra, gamberi rossi, cuori di pomodoro e germogli, dimostrano ancora una volta i concetti e la meticolosità di chef così sensati e così liberi. Gli spaghettoni di grano duro del già citato e acclamato Benedetto Cavalieri, con una cottura veramente al dente, conditi con calamaretti, pangrattato tostato, colatura di alici, aglio, olio e peperoncino, possono essere considerati un vero e proprio capolavoro pur nella loro semplicità. Si torna sullo stesso livello con il risotto, consistente e cremoso, proprio di giovani moderni e senza complessi che si cimentano con tutto, impregnando la brace di delicati aromi, e abbondantemente arricchito di midollo di vitella al vapore e caviale. E molto riuscita la pluma di maiale iberico al forno, che appare rosa e burrosa, molto saporita, disposta su una crema di burrata con ricci di mare e dragoncello; uno sfoggio di sapore e di contrasti. E divertente il dessert, un capriccio facilotto: la bottiglia di Campari piena di una delicata crema di formaggio caprino con perle e gelatine dello stesso vermut.